Felice Casorati

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Felice Casorati è nato a Novara nel 1883.
Figlio di Francesco, ufficiale dell'esercito, e di Carolina Borgarels. Fino ai vent'anni pensò di affermarsi come musicista, tuttavia, dal 1902 aveva incominciato a dedicarsi alla pittura, frequentando lo studio di Giovanni Vianello, durante il soggiorno a Padova, dove, per ubbidire al padre, si era iscritto alla facoltà di legge.

La pittura era la sua vera vocazione, e l'anno stesso in cui consegui la laurea, nel 1907, inviò alcune opere alla Biennale di Venezia. Ottenne un successo straordinario in quanto conciliava in sé due contrastanti tendenze: quella dei fautori delle più coraggiose ricerche innovatrici e quella di coloro che continuavano ad ammirare Luigi Nono ed Ettore Tito, Dall'Oca Bianca e Italico Brass. Seguendo gli spostamenti della sua famiglia, dal 1908 al 1911, visse a Napoli, dove riprese a studiare dai gessi e dal vero, e dove dipinse Le vecchie , un quadro ispirato dalla Parabola dei ciechi di Bruegel. Nel 1911 si stabilì a Verona, creando varie opere che segnano tappe molto importanti nella sua sofferta esperienza pittorica.

All'acuta indagine psicologica dei primi lavori si era aggiunto, già nel periodo napoletano, un simbolismo di ispirazione secessionista e di carattere allegorico, sviluppato poi maggiormente in Signorine, del 1912. Scoppiata la guerra, vi partecipò, trascurando per qualche anno la pittura. Nell'autunno del 1918, dopo la morte del padre, si stabilì, con la famiglia, definitivamente a Torino, per riprendere la sua instancabile attività di artista. Anche qui egli non dimenticò il sodalizio con gli amici veneti: espose infatti per la prima volta a Torino nel 1919 (tre dipinti alla mostra della Società promotrice di Belle Arti) nella sezione dedicata agli artisti delle Tre Venezie e continuando così le battaglie sostenute a Ca' Pesaro.

Nell'anno 1920 rifiutò l'invito alla Biennale, per esporre di nuovo a Ca' Pesaro con gli amici del 1913.  Alla Biennale del 1920 poté studiare a fondo l'arte di Cézanne, rappresentata da una serie importante di opere. Pur non allineandosi con i pittori metafisici, vi è nelle sue opere un'atmosfera di suspense, un carattere di malinconica solitudine, un senso di profondo distacco. In quel periodo Torino visse una grande stagione: fu un centro di cultura vivissimo, grazie alla presenza di personalità come Edoardo Persico, Lionello Venturi, Antonio Gramsci e Piero Gobetti nonché per il mecenatismo di Riccardo Gualino. Fu caratteristico di quell'ambiente l'interesse per un rapporto fra tutte le diverse espressioni dell'arte: da quelle visive alla musica e al teatro.

Alla Biennale del 1924, l'artista ottenne un grande successo, confermato in quella del 1928 e alla prima Quadriennale romana del 1931 in cui ebbe un premio. Ormai aveva raggiunto una fama europea e per oltre quarant'anni egli seppe mantenersi a quel livello, meritando altri riconoscimenti di grande prestigio: il premio Carnegie a Pittsburgh nel '37; l'anno seguente quello del comune di Venezia alla Biennale e un "Grand prix" a Parigi; e nel '39 un altro premio all'Esposizione internazionale di San Francisco. Alla Biennale del 1952 una grande mostra retrospettiva ripropose l'opera dell'artista - dal Ritratto della sorella del 1907 sino alla sua produzione più recente - consacrandone la straordinaria vitalità e la posizione che la critica più avveduta gli aveva assegnato nell'arte italiana del Novecento.

Le opere di Felice Casorati sono entrate a far parte delle più importanti collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero. Non bisogna dimenticare, accanto alle opere di pittura, la sua attività di grafico, scultore, architetto, scenografo, nonché l'interesse per le arti decorative. Casorati si era dedicato alla scultura sin dal tempo della mostra del 1913 a Ca' Pesaro, dove aveva conosciuto Arturo Martini.Le sue opere plastiche più importanti sono degli anni '20. Continuò ad occuparsi anche di architettura: basterà dire che alla Triennale di Milano del 1933, egli ebbe l'incarico di allestire l'atrio della Mostra di architettura.

Svolse inoltre una intensa attività di scenografo, in particolare per il teatro Civico di Torino. Fu anche un grande maestro: comincio a insegnare dal 1923 nel suo libero atélier. Tra i suoi numerosi allievi ci fu Daphne Maugham che Casorati sposò nel 1930. Il loro figlio Francesco, nato a Torino il 2 luglio 1934, è pittore e grafico. Nel 1928 ottenne l'incarico della cattedra di arredamento e decorazione interna all'Accademia Albertina di Torino, dove divenne titolare della cattedra di pittura nel 1941.

Dotato di una inconfondibile personalità, Felice Casorati non si lasciò coinvolgere nei movimenti d'avanguardia del suo tempo il fauvismo, l'espressionismo, il cubismo, il futurismo - eppure seppe trarre da essi la linfa vitale per infondere uno spirito di modernità nelle sue opere, impostate su un classico rigore intellettuale.
Morì a Torino nel 1963.